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Questo giorno che incombe, recensione

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Questo giorno che incombe, la recensione di Maila Cavaliere del romanzo di Antonella Lattanzi pubblicato da Harper Collins.

Questo giorno che incombe, recensione

  • Titolo: Questo giorno che incombe
  • Autrice: Antonella Lattanzi
  • Editore: Harper Collins
  • PP: 456

A volte, le aspettative alte che culliamo si infrangono fragorosamente all’ “apparir del vero'” e il principio di piacere stride e cede nevroticamente il passo al principio di realtà.

È intorno al tema del conflitto tra ciò che vogliamo o dobbiamo essere e ciò che riusciamo a diventare che si snoda l’inquietante romanzo di Antonella Lattanzi, Questo giorno che incombe. E spesso questo conflitto si declina nella maternità.

Cosa fanno le madri, quanto amano e quanti sacrifici sono disposte a fare è chiaro a tutti, alla famiglia, alla comunità intorno e all’opinione pubblica che depreca qualsiasi, seppur minimo, deragliamento. Ma la sparizione di una bambina nel cortile di un condominio dove Francesca si è trasferita con il marito e i figli, oltre a spezzare la quiete di un gruppo di famiglie del Giardino di Roma, getta uno sguardo inedito e perturbante sul ruolo della madre.

L’ interesse dell’ autrice per il tema deriva da un fatto di cronaca accaduto negli anni ’70 nella città d’origine della Lattanzi, Bari. Nel romanzo, una progressione narrativa piena d angoscia che incombe sul lettore suggerisce, attraverso segni, sintomi e cattivi presagi, presenti fin dalle prime pagine, la prossimità del male.

Il trasferimento da Milano a Roma che all’ inizio sembra un cambiamento provvidenziale nella vita di una famiglia e l’occasione per realizzare i propri sogni, apre una crisi profonda nella mente della protagonista, sola in un luogo ignoto. Francesca avverte l’ostilità del gruppo mentre intorno a lei e in lei prende ad albergare il sospetto e si libra la coscienza.

L’enorme carico emotivo che spesso le madri sono costrette a portare con tutta la responsabilità sociale che ne deriva, l’ansia derivante dal non saper rispondere alle richieste altrui, la devastante trivella della maldicenza percorrono la scrittura di questo libro. La matrice gotica unitamente a una sottile indagine psicologica contaminano la narrazione, sbreccando la solidità dei riferimenti razionali e le certezze della mentalità comune. L’esistenza si mostra così, attraverso le vicende della protagonista, in tutta la sua enigmatica fragilità.

Antonella Lattanzi allestisce una macchina narrativa inesorabilmente lanciata verso il finale. Ognuno di noi può riconoscersi in Francesca, donna dai tratti e dai desideri comuni e dall’interiorità ricchissima e complessa e, attraverso di lei, si abbandona a questa storia con l’inquietante consapevolezza che la casa, da nido, può diventare incubo e prigione e che i mostri non sono poi così diversi da noi e nemmeno tanto lontani.

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